Intervista al c.t. azzurro Mariotti

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Updated: febbraio 17, 2016
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Il commissario tecnico della Nazionale, Massimo Mariotti, ex fuoriclasse dell’HC Monza nelle stagioni 1986/87 e 1988/89 (una Coppa Italia e una Coppa CERS vinte), è stato ieri al PalaRovagnati di Biassono in occasione del raduno degli atleti nati negli anni 2003 e 2004 militanti in squadre della Lombardia settentrionale e del Piemonte. Ne abbiamo approfittato per porgere al “Faraone” toscano alcune domande, partendo dagli Under 15 per arrivare all’HRC Monza, passando dalle varie Nazionali azzurre e dal campionato.

Innanzitutto, a cosa servono questi raduni zonali riservati a giocatori Under 15?
Fanno parte di un progetto che come Settore tecnico dell’hockey su pista stiamo portando avanti dall’anno scorso in accordo con la Federazione. Lo staff tecnico della Nazionale si reca a questi raduni, visiona i ragazzi e dà loro degli input per migliorarsi. Inoltre sensibilizziamo i tecnici delle varie società sulle metodologie di lavoro che vorremmo applicassero negli allenamenti.

Qual è il giudizio sui ragazzi visionati?
L’hockey su pista è uno degli sport più complessi che esistano perché si gioca con molte attrezzature, innanzitutto con pattini, bastone e pallina. Se i ragazzi non hanno la padronanza completa dei pattini, quando scendono in pista possono fare tutti i palleggi di questo mondo ma non vanno da nessuna parte… Dico questo perché sto riscontrando gravi carenze nei fondamentali di questo sport, soprattutto tra i giovani della Lombardia e del Piemonte: mi duole dirlo perché qui ho ottenuto tutti i miei successi sportivi degli anni ’80 e ’90. Però i tecnici stanno sottovalutando l’importanza del pattinaggio. Io non credo a chi dice che se agli allenamenti non giocano subito a hockey i ragazzi si stufano: stasera (ieri sera, ndr) ho fatto pattinare gli atleti per un’ora e mezza delle due a disposizione e nessuno si è lamentato…

A livello di Nazionale Under 20 come siamo messi?
Siamo ancora tra le prime quattro selezioni del mondo. Stiamo ritrovando una certa competitività e credito internazionale, così come a livello di Nazionale Under 17 grazie alla guida dell’allenatore dell’HRC Monza, Tommaso Colamaria, che, oltre a essere un amico, condivide la mia visione del gioco: tra di noi c’è una collaborazione perfetta e leale.

E per la Nazionale A ci sono novità in vista?
Il prossimo luglio ci saranno gli Europei: è vero che siamo i campioni in carica, però sappiamo di avere dei limiti. L’importante sarà essere propositivi contro tutti. Per quanto riguarda la rosa, verrà ulteriormente ringiovanita.

Qualche idea la potrà fornire nei prossimi mesi il campionato: qual è il suo parere sulla Serie A1 di quest’anno?
È un torneo molto equilibrato. Però bisogna fare una riflessione: i fuoriclasse vincono i campionati, vincono le coppe europee e vincono anche con la maglia della Nazionale. Se i giocatori italiani nelle coppe europee non riescono più a vincere siamo di fronte a un problema da analizzare… Tra l’altro adesso in Portogallo sono tornati a investire sull’hockey e c’è dunque il rischio che molti giocatori vadano via dall’Italia per andare a giocare lì. Quest’anno per lo scudetto vedo favorito ancora il Forte dei Marmi, ma non come nelle due stagioni passate. L’Amatori Wasken Lodi, il CGC Viareggio, il Breganze, il Matera e anche il Bassano sono quasi allo stesso livello.

E dell’HRC Monza cosa pensa?
Monza è una città ritornata in Serie A1 dopo tanti anni e pur essendo l’HRC una matricola sta disputando un’ottima regular season. Mi auguro che si qualifichi per i play-off perché Monza è una piazza storica. La società sta facendo un buon lavoro con la prima squadra: ingaggiare quello che attualmente è il capocannoniere del campionato (Lucas Martinez, ndr) è stata una scelta intelligente e far giocare titolare un Under 17 (Francesco Compagno, ndr) è un motivo d’orgoglio. Adesso il club deve dedicarsi maggiormente al vivaio.

A proposito di Compagno, cosa si sente di dire su questo ragazzo che giovedì compirà 17 anni?
Sta facendo bene, però non bisogna creare delle aspettative esagerate. Deve lavorare con umiltà, non montarsi la testa e rispettare i compagni di squadra più grandi.

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